“GENTE DI ITALAIR” di Federica Di Gion
Testo scritto esattamente un anno fa mentre mi trovavo a Naqoura in occasione del meraviglioso 40° di ITALAIR.
1979-2019 una data come tante ma non per tutti, per i Soldati del Contingente Italiano a UNIFIL, Naqoura – Libano e le loro famiglie, un Compleanno importante. I primi 40 anni di una Missione, la prima delle Forze Armate italiane all’estero che ha segnato e sugellato l’impegno di Esercito, Aeronautica, Marina e Carabinieri nell’ambito del Peace Keeping. Parola oggi ormai di uso comune, concetto ormai sdoganato proprio da tutti i Professionisti italiani che indossano una divisa ogni giorno, credendoci, con abnegazione, passione e tanta tanta competenza. Know-how, alta specializzazione, elevati standard di preparazione ed altrettanto cuore sono gli ingredienti da sempre alla base delle missioni militari italiane all’estero e nello specifico di Italair.
Il peace-keeping lo dice la parola stessa, è il mantenimento della Pace, non come molti vorrebbero far credere invece l’anticamera della Guerra.
“Flying for peace”, il motto di Italair dal lontano 1979, la dice lunga sullo scopo di questo glorioso Contingente. L’Italia in Libano vola per la pace, vola per salvare vite, a rischio di sacrificare quelle dei propri soldati che, si, sono pagati ( non stra-pagati) per difendere la pace, non per perdere la vita.
Assistere le popolazioni locali, al di là del colore della pelle, della religione, della provenienza è una delle tasks di Italair a Naqoura ed a Shema dove i nostri Militari, fra l’altro, si inventano iniziative ed attività creative e ricreative per i piccoli orfani libanesi che hanno perso i loro padri in guerra, uccisi da altri libanesi, regalando loro un po’ di gioia, affetto e serenità, gli stessi che danno ai loro figli in Italia e che qui danno come dei “Padri prestati”.
Si, perché il Libano, terra di grandi contrasti e contraddizioni, la ex Ginevra del medio-oriente, è stato violato, violentato ed in passato quasi annientato non solo dalla guerra con Israele ma anche dai suoi stessi “figli” dalla Guerra Civile che non ha avuto pietà.
Così nasce UNIFIL ovvero United Nations Interim Force in Lebanon.
Già, avrebbe dovuto essere una missione breve, ad interim ed invece si è strutturata e radicata nel tessutto socio-politico libanese, fino a diventare un punto di riferimento, una sicurezza per chi la sicurezza non sa cosa sia, per chi è nato ed era già in guerra senza sapere perché, per chi è nato orfano, per chi non capisce perché debba odiare Israele, così vicino eppure così nemico.
Italair è impegnata da sempre nelle Aree Operative interne del Libano, quelle in cui si va con giubbotto antiproiettile, casco ed armi in mano, sperando di tornare vivi, pronti a sparare se serve, solo se serve, per difendersi, per impedire ad Etsbollah, di avanzare e dilagare nel suo progetto di supremazia violento ed annientatore nei confronti dei Libanesi che come noi, che come questi magnifici soldati italiani vogliono solo la Pace.
Ecco perché sparano i nostri Militari di Italair.
Ecco perché volano i nostri Militari di Italair.
Ecco perché sorvegliano la “Blue Line” la linea che delimita Libano da Israele, non un confine che troviamo sui libri o su internet ma una linea sottile, molto sottile, molto difficile da gestire e preservare proprio per la delicatezza e precarietà dei rapporti fra questi due Paesi, nati da una stessa Madre, la Palestina ma da sempre in una guerra fratricida che non conta più i morti ormai, ne da una parte ne dall’altra perché forse non c’è piu nemmeno una parte, solo tanto dolore, sofferenza e e nel dolore, nella sofferenza, nella morte siamo tutti uguali.
Italair è lì per essere operativa, da sempre, con i suoi pressochè quotidiani interventi di Medevac e Casevac, salvando concretamente vite, alzandosi in volo spesso ai limiti del consentito, mai oltrepassandoli ma, credetemi, li ho visti all’opera ed è difficile fermare i nostri soldati italiani quando c’è da preparare un elicottero in emergenza e decollare per una medevac. Questi Uomini hanno a casa, in Italia, dei Genitori, dei fratelli, una moglie e dei figli che li amano e li aspettano , hanno tanto, tutto da perdere e poco da guadagnare, eppure per loro la priorità è preservare un territorio nonostante non sia la loro Italia, la priorità è salvare quante più vite possibile, non certo uccidere, non certo sparare o bombardare, come qualcuno vorrebbe farci credere in alcune ali del Parlamento, chiedendo a gran voce il depotenziamento delle nostre FFAA o lo smantellamento delle nostre missioni all’estero. Ne chiedono l’abolizione mentre alcuni dei nostri soldati, proprio in quel momento sono in corsa contro il tempo, con condizioni meteo avverse, per salvare un Padre, un fratello, un figlio libanesi.
Ecco, prima di parlare, di pontificare, di giudicare, alcuni dei nostri Parlamentari e tanti Italiani, dovrebbero trascorrere qualche giorno ad Italair, vedere con i propri occhi quello che significa essere Soldati Italiani all’estero, in Libano, in Afghanistan, in Somalia, in Kosovo ed in Iraq.
Non chiamateli mercenari perché voi che li appellate così, in questo modo, gratuitamente offensivo, non avreste neanche il coraggio di avvicinarvi ad un essere umano o ad un bambino che sta morendo dissanguato, ad un anziano dilaniato da una bomba, o ad un bimbo che urla di dolore o che fissa semplicemente il vuoto perché è rimasto solo al mondo.
Non chiamateli neanche Eroi, anche se molti di loro lo sono, semplicemente, non offendeteli, semplicemente ringraziateli e ringraziamoli perché svolgono un compito necessario che consente a noi di camminare a testa alta come Italia, che consente a Noi come popolo di ricevere quella gratitudine e stima negli occhi di chi ogni giorno incontra i nostri soldati, noti fra quelle popolazioni e fra gli altri Contingenti, per il grande cuore, per la capacità di dare un abbraccio o un sorriso perché a volte servono e bastano anche quelli.
I militari di Italair, come quelli delle altre missioni italiane all’estero sono la faccia operativa e pulita dell’Italia, quella che non chiacchiera ma fa, quella che costruisce, difende e sorveglia.
Molti di loro sono baschi azzurri AVES ma tutti indossano il basco azzurro ONU e si sa, l’azzurro è il colore degli angeli.
Auguri Italair, continua a volare alto.
1 Comment
Antonio Fusco
Grazie… con questo articolo ho rivissuto la mia breve avventura in Italair…Grazie